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giovedì 10 settembre 2015

GLA presenta: mostra CRAS di Gianni Santagati

Sinapsi
Se questa recensione cominciasse con il termine “connessione”, per delineare e definire  l’ambito o il dominio entro il quale le opere di Gianni Santagati acquisiscono significatività, sicuramente, in quest’epoca pervasa e permeata in maniera parossistica di connettività telefonica, informatica e  televisiva, detto termine verrebbe acquisito in questo quadro di significanti, snaturando  di fatto il messaggio che le composizioni dell’artista intendono veicolare.Su uno sfondo monocromo, per lo più orizzontale, filamenti chiari ne percorrono la superficie denunziandone il suo andamento curvo e la sua entità tridimensionale. Filamenti paralleli e curvilinei , quasi curve di livello di uno spazio carpito nella brevità della sua presenza e definito come “oltre” da  fasce ampie e parallele che delineano i piani di profondità.Primi piani e prospezioni su spazi che si perdono nei meandri dei filamenti che li generano e ne denunziano la consistenza plastica.Primi piani agravitazionali, che vengono percorsi , in maniera omnidirezionale, da segmenti cilindrici curvilinei bicromi , che, dipartendosi dal vuoto, connettono forme piane ovaliformi, generando percezioni di esse quasi prospettiche.Segmenti con inizio e fine limitati, colti entro lo spazio rappresentato, materialmente e cromaticamente definiti, riassumono le forme in un unicum, aperto, libero, articolato, plasticamente definito, suggerendo una concettualità che si isola per meglio esprimerla, che si astrae per comprenderne la oggettività, che si pone spazialmente in primo piano per valorizzarne il significato.La  adimensionalità delle composizioni permette di percepire i soggetti appartenenti tanto al microcosmo  quanto al macrocosmo, tanto come materia di un vetrino da microscopio, quanto come visione da telescopio, ponendoli in uno spazio vettoriale ove la compressione e la dilatazione dello spazio rappresentato non ne altera il contenuto.Legami solidi e leggeri, definiti ma non limitati, aperti ma non infiniti, raccolti ma non racchiusi, liberi ma non isolati, suggeriscono da un lato, in maniera quasi utopica, quanto dovrebbe essere alla base delle relazioni umane come affetti, amicizie, amore, solidarietà, condivisione,  abnegazione, disinteresse, mentre dall’altro ci riportano all’infinitamente piccolo racchiuso nelle elementari connessioni dei neuroni: le sinapsi.

 Diego Gulizia

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